Stavolta vi propongo una (mia personale) rilettura di qualche pagina di un saggio che uscì qualche tempo fa con Repubblica.
Definire qualcosa come opera d'arte è tutt'altro che semplice. Rispondere alla domanda "ma è arte questa?" presuppone l'esistenza di parametri condivisi (
algoritmizzabili in qualche modo forse?) con cui misurare l'effettiva validità di una certa affermazione. Prendiamo una sedia ad esempio:
sò definirne una mediante alcune proprietà di "classe", ovvero caratteristiche condivise da tutti gli oggetti che chiamiamo
sedia;
su una sedia puoi sederti,
una sedia ha 4 gambe,
una sedia ha uno schienale.
Questo può lasciare alcuni dubbi sull'effettiva sedietà di alcune sedie da ufficio, tipo quelle con le rotelle, (giuro che tra poco la smetto di usare la parola SEDIA), ma fondamentalmente questo non ci mette in crisi e saremmo in grado di radunare tutte le sedie presenti in una stanza se ce lo chiedessero.
Altrettanto non si può dire per le opere d'arte, perché queste proprietà
non ce stanno.
Se ci venisse chiesto di radunare tutte le opere d'arte presenti nel vostro salone il lavoro non sarebbe facile.
Per prima cosa ci verrebbero in mente i quadri appesi alle pareti, ma davvero quelle stampe su poster sono arte? Basta molto meno per far gridare un critico al
FALSO! ..
Ma allora non va bene nemmeno il cd con le
4 stagioni di Vivaldi, che è masterizzato. No aspetta, quello si, cavolo in fondo non posso mica avere Vivaldi vivo dentro casa a suonare o..una registrazione originale!
Poi mi può venire in mente che mi piace considerare arte un manufatto che in qualche modo mi suscita emozioni.. Beh avrò passato ore intere a vedermi l'alba in
The Legend of Zelda: the Wind Waker che il gioco deve meritare un posto d'onore tra le cose accatastate fino ad ora;
vogliamo parlare di
ICO? Alzi la mano la persona a cui non abbia mai ricordato
De Chirico.
Cosa accomuna Vivaldi, un libro di Murakami (
La fine del mondo e il paese delle meraviglie anyone
?), Ico e un Amore e Psiche qualsiasi?
Un indizio può essere pensare ad un livello superiore.
Mi astraggo un attimo, una specie di classe fatta di classi: una famiglia.
Se penso ad una famiglia (vera, di persone) mi accorgo che esistono somiglianze, ma non esistono tratti sempre comuni a tutti. Si intuisce però chi fa parte di una stessa famiglia.
Fatemi applicare questo modello anche alle opere d'arte, a questo punto ha poco senso cercarne delle caratteristiche comuni (riproducibilità? difficoltà di produzione? Ci colpiscono emozionalmente?) come se fossero una classe.
Come facciamo a distinguerle a questo punto?
Rovescio la frittata: chi ancora si ostina a relegare i videogiochi in un cantuccio della mente dedicato ai piaceri infantili
che diritto ha a farlo? Alcuni videogiochi sono complicati ad essere creati così come poteva esserlo una scultura Neoclassica, altri hanno colonne sonore degne di tutti i brividi lungo la schiena che ci hanno fatto provare, altri semplicemente sono valsi ore ed ore del nostro tempo.
Il coinvolgimento emotivo inoltre - aspetto che molte opere d'arte canoniche sono supposte indurre - è qua portato ad un ulteriore livello. Il rapporto uomo-macchina genera nuove possibilità, l'astrazione è d'obbligo e la fantasia è richiamata a funzionare. Qua non ci sono regole pre-costituite, se non quelle che il gioco stesso di autodefinisce. E' un universo a sé. Si possono scrivere trattati su un'opera d'arte, è possibile farlo su un videogioco.
Il videogioco inoltre è uno dei migliori esercizi di
democrazia, e qua parafraso
Zerocalcare (e il pezzo sta sul primo libro,
la profezia dell'armadillo - il sacro giuro mi pare -),
perché non importa che tu sia un lanciatore di coriandoli o una bestia verde con l'alitosi, nei videogiochi se ti fai il culo
hai sempre la possibilità di farcela, chiunque tu sia.
Certo, essere uno dei simboli democratici per eccellenza non da ai videogiochi l'accesso al mondo delle Muse in automatico, né conferisce ai singoli prodotti uno status particolare ma qualcosa gliela possiamo riconoscere no?
Approposito di status degli oggetti e delle opere d'arte, avete mai sentito parlare di Arthur Danto?
Marco.