domenica 2 giugno 2013

Heidegger, i nuovi Dei.

Come faccio a definire un'opera d'arte?
Ognuno qua dà la sua risposta, io mi limito a riportarvene alcune più illustri.

Secondo Heidegger si tratta di esporre il Mondo e rivelare la Terra.
Provo a spiegarmi meglio: 
prendiamo ad esempio un tempio greco, non riproduce nulla. Sta lì, in mezzo ad una valle.
E racchiude la statua di un Dio. 

"Il tempio, in quanto opera, dispone e raccoglie intorno a sé l'unità di quelle vie e di quei rapporti in cui nascita e morte, infelicità e fortuna, vittoria e sconfitta, sopravvivenza e rovina delineano la forma e il corso dell'essere umano nel suo destino. L'ampiezza e l'apertura di questi rapporti è il Mondo di questo popolo storico" (Heidegger, L'origine dell'opera d'arte)

Dunque il Mondo inteso da Heidegger è l'insieme delle storie che puoi raccontare a partire da una Cultura, largamente intesa.
Per Terra invece intende tutto ciò che di immutabile c'è e che viene rivelata proprio grazie all'opera d'arte.
La violenza della tempesta è manifesta proprio perché lì c'è il tempio, che immobile viene colpito; la luce del sole viene rivelata in quanto si posa sulle mura che risplendono chiare, e così il cielo azzurro, che trova il suo posto come sfondo di un panorama che senza l'opera sarebbe solo una valle.
Tra Mondo e Terra c'è una lotta continua in cui il primo tenta di dominare la seconda, che a sua volta è una forza inesauribile che prova a riassorbire il Mondo nella sua culla. L'opera d'arte si pone come link tra questi due enti e ne rende visibili i rapporti conflittuali.

E nei videogames? Come possiamo inquadrarli in questa griglia?

In un certo senso possiamo vedere un ambiente, che grazie alla sua artificialità, è molto più mixed. Mondo e Terra non sono così separati, il videogioco è potenza in atto, trasformazione di idee provenienti da un iperuranio a sé in mondi virtuali completamente fruibili all'interno delle loro leggi.
Un Matrix in positivo.
Qua non c'è nessuna forza che ingloba il creato (umano, o il suo equivalente nel virtuale intendo), senza per questo pregiudicare il dinamismo incluso nell'immagine creata dall'esempio del Tempio e l'opera d'arte è il Mondo stesso, contemporaneamente Link e Terra, è una e trina
Come dicevo prima io vedo questi enti che in questo mondo sono mischiati, per questo è un opera d'arte portata ad un livello superiore, è un microcosmo che espone se stesso.

Level UP!

La mitologia mette gli occhi alle statue, così abbiamo la possibilità di specchiarci e cercare noi stessi all'interno dei miti, persistenti nelle menti collettive come a dirci, "tiè, questi sono i tuoi modelli, in chi ti rivedi?".
I videogiochi mettono gli occhi a se stessi.
Ogni volta è una continua ricerca: siamo noi quelle statue, quegli eroi, siamo in grado di trovare la nostra Triforce?
I supereroi dei fumetti americani sono i nuovi Dei leggevo qualche tempo fa. Hanno preso il loro posto nel Cloud del pensiero umano, hanno il loro Pantheon. In ognuno di loro possiamo ritrovare caratteristiche umane, nostre. L'umanità di Spiderman, posto di fronte a scelte critiche da Ock, la testardaggine di Batman dopo che Bane gli ha spaccato la schiena, e qui ci metto la capacità di Mario di iniziare ogni volta un viaggio da capo alla ricerca dell'eterna rapita Peach.
Quelle non sono specialità da supereroi, sono roba nostra, basta saper guardare oltre le cornici, che siano di carta o di uno schermo.

Abbiamo le nostre guide di buon senso, di Coraggio, di Saggezza, di Forza, non avremo indicazioni su come sacrificare agnelli ad un Dio che punisce, ma abbiamo l'esempio di un Dio (degli Dei) che è la nostra emanazione più attuale, così come i precedenti erano espressione di un mondo che oramai è rimasto solo nelle piccolezze più meschine, perché tutto il buono è stato trasportato nell'evoluzione naturale delle cose ed è confluito, come è naturale che le cose scorrano, all'interno delle numerose forme di "bellezza morale" che troviamo guardandoci intorno, soprattutto quelle non istituzionalizzate, e  specialmente in queste nuove divinità in cui tutti possiamo riconoscerci, in maniera naturale, perché toccano le nostre emozioni, così come le vecchie religioni facevano con i nostri genitori.

Facciamo parte di una generazione digitalizzata, nel senso che viviamo a metà tra questa realtà e quella dell'astrazione virtuale. I nostri alter ego hanno la capacità di essere chiunque vogliano essere e questa possibilità è riflessa nella parte fisica con un piccolo brivido che irrompe quando rivediamo la scena finale di un qualunque Final Fantasy, o quando parte la colonna sonora di Mirror's Edge.

I link sono creati e noi siamo connessi, a metà tra questi mondi.



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